L’esperienza di Francesco d’Assisi prigioniero

“Si combatteva tra Perugia ed Assisi. In uno scontro sanguinoso Francesco fu fatto prigioniero assieme a molti altri e, incatenato, fu gettato con loro nello squallore del carcere. Ma, mentre i compagni muoiono dalla tristezza e maledicono la loro prigionia, Francesco esulta nel Signore (Cfr. Sal 34,9), disprezza e irride le catene. Afflitti come sono, lo rimproverano di essere pieno di gioia anche nel carcere, e lo giudicano svanito e pazzo. Ma Francesco risponde con tono profetico: «Di cosa pensate che io gioisca? Ben altro è il mio pensiero: un giorno sarò venerato come santo in tutto il mondo». In realtà è così: si è avverato completamente ciò che ha predetto.”

(Fonti Francescane 584 e 1398)

 

Dopo un anno di prigionia Francesco torna a casa e da quel momento la sua vita cambierà. Dopo un nuovo tentativo di tornare a combattere, il Signore in un sogno gli parla e finalmente Francesco si arrende abbandonando i suoi sogni … “Signore che cosa vuoi che io faccia”?.

Forse, in qualche modo, anche la nostra esperienza da “reclusi” può assomigliare a quella di Francesco e ci possiamo chiedere: che ne facciamo di questo tempo di “prigionia”? Francesco ci insegna a valorizzarlo, a non perdersi d’animo, a cercare in queste misteriose vicende qualche traccia della presenza di Dio nella nostra vita. Una traccia bellissima sono i tanti medici e infermieri che stanno donando la loro vita per noi al di là di ogni credo. Persone che pur cadendo a terra per lo sfinimento psicofisico si rialzano perché accanto a loro c’è sempre, senza sosta, un fratello o una sorella che sta soffrendo ed è in pericolo di vita. Persone che con la loro vita ci stanno dicendo: “Coraggio, ce la faremo, non arrendetevi”. Queste persone stanno vivendo in modo esemplare l’insegnamento di Cristo che per primo ha dato la sua vita per noi. Ed è bellissimo e commovente. Meritano tutto il nostro affetto, applauso e preghiera. Questi sono i nostri veri eroi e i Santi di oggi.

Un’altra traccia della presenza di Dio tra noi sono i tantissimi volontari che vengono incontro a tante persone bisognose e sole. Anche loro donano il loro tempo e il loro amore senza alcuna ricompensa al di fuori dell’affetto e del sorriso delle persone che assistono.

Ancora, l’intelligenza umana che ci mette a disposizione sempre nuove tecnologie per poterci vedere, incontraci e parlare seppur virtualmente.

Questo e tante altre piccole/grandi cose che questo tempo ci offre, ci fanno capire che la vita è qualcosa di immensamente bello e grandioso e vale la pena, come Francesco, di spenderla per degli ideali grandi e significativi.

Sempre con affetto

P. Gabriele