Il terreno è solo di sabbia, non ci sono ripari, non c’è più vita. Le case sono vuote, senza luce. I pastori vagano, ben distanziati per paura, in cerca di una meta, frastornati dalla mancanza di ogni certezza. In lontananza, da una grotta esce una luce che si proietta nel deserto e riempie di speranza quei poveri pastori. E’ la grotta di Betlemme, la grotta dove è nato Gesù. I pastori si dirigono fiduciosi verso quella luce sicuri di trovare un riparo, un senso al loro camminare.
Questo presepe vuole raccontare la nostra storia di oggi, una storia segnata dalla pandemia. Da un paio d’anni la nostra vita è cambiata: vaghiamo spesso senza certezze in un terreno infido, arido, tra relazioni che ci fanno paura, mascherati, quasi irriconoscibili. Non ci sono più permessi un abbraccio, una carezza, un bacio. Non esiste più la tenerezza, ma solo la diffidenza. Tutti ci dicono tutto e il contrario di tutto e il nostro cuore si riempie di paura e di ansia. Ce la prendiamo anche con Dio: ci ha forse abbandonati? Dove andremo a finire?
Ma ecco da qualche parte, sembra in un angolo ma è davanti a noi, una luce che ha il potere di riscaldarci il cuore e di dare ancora un senso alla nostra vita: è GESU’ che nasce per camminare con noi, per ridonarci la speranza e la gioia. Ci da la certezza che la tenerezza e l’amore esistono ancora. Ci aspetta a quell’umile grotta per dirci: NON AVER PAURA, “la primavera tornerà ancora e io verrò a passeggiare con te mano nella mano”.
(P. Gabriele)