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Maria di Nazareth … Accanto a Noi

Maria, una ragazza di Nazareth. Un giorno l’angelo Gabriele ti dice: “Sii felice Maria, Dio si è chinato su di te, si è innamorato di te e ti stringe in un abbraccio. Dio ha scelto il tuo grembo per farsi uomo”. Tu rimani senza parole, ma avverti l’amore infinito di Dio, lo Spirito Santo, che ti rende madre. “Eccomi”, sussurri, e ha inizio il grande sogno di Dio per noi.

Da quel momento sarai accanto a questo Figlio per capirlo, aiutarlo e sostenerlo nel progetto che Dio gli aveva affidato. Ci saranno momenti di difficoltà, di paura, di incomprensione, ma mai dimenticherai il momento in cui Dio si è innamorato di te. Rimani accanto a quel Figlio che a 12 anni ti risponde: “Non sapevate che devo occuparmi delle cose del Padre mio?” Parole difficili ma custodite nel tuo cuore con fiducia. Rimani accanto a quel Figlio durante la vita pubblica soprattutto quando lo credono un pazzo, uno squilibrato per il solo fatto che predica l’amore, l’accoglienza e il rispetto per tutte le persone. Rimani accanto a quel Figlio soprattutto nel momento del dolore, della sofferenza.

Penso che in quei momenti tu abbia incoraggiato e sostenuto il suo cammino. Pur con le lacrime agli occhi, pur non capendo il perché di tanta cattiveria e crudeltà verso una persona che aveva fatto solo del bene, gli sussurravi: “Coraggio figlio mio, sono qui con te, non aver paura, il Padre tuo non ti ha abbandonato, anche se tutto te lo fa credere. Tutti abbiamo bisogno del tuo amore, della tua vita, per riavere la nostra vera vita”.

E alla fine hai stretto per l’ultima volta quel corpo martoriato, senza vita. L’hai stretto forte tra le tue braccia con quell’affetto di sempre preparandolo alla risurrezione. Tutti l’avevano abbandonato, nessuno più credeva in Lui, nella sua risurrezione, ma tu sì perché nel tuo cuore hai sempre coltivato il momento in cui Dio ti ha stretta nel suo abbraccio e ti ha chiamata: “Amata per sempre”.

E ancora oggi Maria sei accanto a noi perché non hai dimenticato le ultime parole di tuo Figlio: “Donna, ecco tuo figlio”, ecco tutti i tuoi figli per i quali io dono la mia vita.

Ti preghiamo Maria, in questo mese di maggio a te dedicato, di accompagnarci in questi giorni tristi per illuminarli di speranza e fiducia. Rimani accanto alle tante famiglie che hanno perso un loro caro, alle famiglie che stanno vivendo situazioni di grande disagio economico e affettivo.

Sii accanto e sostieni medici, infermieri e volontari: fa’ che siano le nostre mani per fare una carezza, dare un ultimo bacio a chi si trova a lottare per la vita.

Maria madre della salute tienici stretti al tuo cuore.

P Gabriele

Resta con noi Signore perché si fa sera

Due discepoli si stanno allontanando da Gerusalemme verso Emmaus, amareggiati e delusi dall’esperienza con Gesù, ormai morto da tre giorni. Lungo il cammino Gesù in persona si fa loro compagno, li rincuora e li aiuta a capire quanto è successo. Giunti a destinazione, mentre Gesù sta per continuare il cammino lo “supplicano” di rimanere con loro: “Resta con noi Signore perché si fa sera” (Lc 24,29).

 

Resta con noi Signore … perché abbiamo paura in questo momento, perché si fa sera:  abbiamo paura per noi e per i nostri cari.

Resta con noi Signore …  Penso alle persone a noi care che ora non ci sono più, al dolore per non aver potuto dar loro un’ultima carezza, un bacio.

Resta con noi Signore … Mi stringe il cuore per il sacrificio di tanti medici e infermieri che hanno lottato notte e giorno senza risparmiarsi per curare gli ammalati.

Resta con noi Signore … Mi dispiace per i numerosi bambini della nostra comunità che avevano in programma la loro Prima Comunione a maggio. Non si farà e non è possibile fissare un altro momento certo.

Resta con noi Signore … Vedo la delusione nei bambini che si stavano preparando alla loro Prima Confessione, all’incontro con Gesù che come un papà buono ti accoglie sempre pronto ad aiutarti nei momenti di difficoltà e di fragilità. La data prevista a fine aprile/inizio maggio è da aggiornare aspettando tempi migliori.

Resta con noi Signore … Penso alla preoccupazione e all’amarezza di alcune coppie che si stanno preparando al matrimonio. Momento di grande incertezza, di sogni e investimenti affettivi ed economici a rischio.

Resta con noi Signore … Mi addolora chi è solo e non ha nessuno che l’aiuti, chi non può vedere i propri genitori, i figli, i nipoti, il fidanzato, la fidanzata. Chi è oggetto di violenza in casa, chi sta male e non sa come curarsi, chi è preso dal panico o dalla depressione e tanti altri che per motivi diversi soffrono a causa di questa situazione.

Resta con noi Signore … Penso alla nostra chiesa vuota e priva di quel calore che ogni domenica ti riscaldava il cuore. Attesa … non possiamo vivere senza Eucaristia: ne va della nostra vita spirituale. Ci deve pur essere un modo per superare questa difficoltà. E’ vero c’è la possibilità della Comunione Spirituale ma non si può vivere una relazione solo con il pensiero o con il desiderio, abbiamo bisogno di un incontro “fisico”, abbiamo bisogno di mangiare quel “Pane” chi ci sostiene e ci da vita. Abbiamo bisogno di una comunità.

 

Sì o Signore, abbiamo bisogno della tua presenza in questa “sera” che ci spaventa. Fermati a cena con noi per spezzare ancora una volta il pane per noi, per “aprire i nostri occhi” e capire che tu sei il Risorto, colui che può infondere in noi sempre nuova speranza e fiducia. Fa “ardere” il nostro cuore con la tua Parola e fa che presto ritorniamo a sederci a tavola con te nella Celebrazione Eucaristica con la nostra comunità.

Noi frati vi ricordiamo sempre con affetto e ogni giorno preghiamo per voi

(P. Gabriele)

Dio non lasciarci in balia della tempesta

«Da settimane sembra che sia scesa la sera. Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio: si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi. Ci siamo ritrovati impauriti e smarriti. Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca … ci siamo tutti».

(27 marzo 2020 -  Preghiera di Papa Francesco per la fine della Pandemia)

 

Il giorno di Pasqua alle donne che si allontanano dal sepolcro vuoto per dare l’annuncio della Risurrezione, Gesù dice loro: Non temete, andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno” (Mt 28, 9). Gesù risorto invita anche noi ad andare in “Galilea”, nella nostra realtà fatta spesso di fatica, di fragilità, di incontri diversi, la nostra quotidianità: qui lo possiamo incontrare.

In questo momento così faticoso dove incontriamo Gesù risorto?

Papa Francesco ci propone un lungo elenco di incontri con il Risorto. Sono i «Medici, infermieri e infermiere, addetti dei supermercati, addetti alle pulizie, badanti, trasportatori, forze dell’ordine, volontari, sacerdoti, religiose e tanti ma tanti altri che hanno compreso che nessuno si salva da solo».

Queste persone in questo momento sono la presenza viva del Risorto che ci ripete: «Non abbiate paura, io sono accanto a voi in questa difficile lotta».

In questo periodo nella nostra realtà parrocchiale vedo la presenza del Risorto anche attraverso i nostri volontari della Caritas. Persone che tengono costantemente i contatti con i poveri, preparano le buste con gli alimenti da consegnare ai bisognosi. Vanno loro stessi a fare la spesa di alimenti freschi grazie alle offerte di persone generose e sensibili.

Gesù nessuno l’ha visto risorgere in quella notte, ma noi ne abbiamo la certezza attraverso queste persone umili, semplici, disponibili che hanno capito che la vita ha senso e valore se la doniamo agli altri. Grazie a nome di tutta la comunità parrocchiale. Ricordandovi sempre nella preghiera, con affetto

(P. Gabriele)

Dio onnipotente e misericordioso,

guarda la nostra dolorosa condizione:

conforta i tuoi figli e apri i nostri cuori alla speranza,

perché sentiamo in mezzo a noi la tua presenza di Padre.

(Papa Francesco)

La tomba vuota la Mia Chiesa vuota

Il giorno di Pasqua entro in chiesa, nella mia chiesa ed è vuota. Guardo il grande crocifisso sul fondo e mi viene un nodo alla gola … Dio dove sei? Dove ti hanno nascosto? Dov’è la mia comunità che ogni domenica incontravo: un abbraccio, una stretta di mano, un sorriso, quel vociare allegro e gioioso dei bambini, dei ragazzi, degli adulti, che esprimeva la gioia di un incontro. Dove sono ora? Tutti chiusi in casa nella paura ma anche nella speranza.

Nella mia mente rivedo l’esperienza di Maria di Màgdala la mattina di Pasqua. Va al sepolcro per incontrare il suo Gesù «morto», ma si ritrova di fronte ad un sepolcro vuoto. E’ spaventata:  «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!» (Gv 20,2). E mentre piange fuori dal sepolcro Gesù le si avvicina e la chiama per nome «Maria». Lei riconosce la voce e il suo cuore batte forte forte. Il mio Gesù è vivo, è risorto!

«Perché cercate tra i morti colui che è vivo?» (Lc 24,5).

«Non temete, andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno» (Mt 28,10).

Ecco, Gesù, il Risorto, mi invita a lasciare il sepolcro vuoto per ritrovarLo nella vita di ogni giorno: nei medici, infermieri, volontari e forze dell’ordine che ogni giorno donano «Vita, Resurrezione» a tante persone malate e bisognose. Nella mia famiglia nel prendermi cura dei miei figli, di mio marito o di mia moglie e degli anziani, genitori e nonni. Nel rimanere in casa e nel rispetto delle leggi per essere fonte di «Vita, Resurrezione» per me e per gli altri. Nei momenti di preghiera personale per invocare «Vita, Resurrezione» per me e per tutte le persone.

Carissime amiche e amici, noi frati sentiamo la vostra mancanza. Ci mancate, e tanto! Ogni giorno nella Celebrazione Eucaristica nel Pane e nel Vino che offriamo a Dio per mezzo di Gesù Cristo ci siete anche voi, con le vostre preoccupazioni, paure, momenti di dolore, ma anche con la vostra speranza.

Con le parole di Papa Francesco vi invitiamo: Fate un gesto di tenerezza verso chi soffre, verso i bambini, verso gli anziani. Dite loro che i Frati vi sono vicini e pregano, perché il Signore ci liberi tutti presto dal male.

Vi auguriamo che questa sia per tutti voi una Pasqua speciale che vi aiuti a sentire la voce del Risorto che vi chiama per nome: «Maria, Paolo, Michela, Andrea … non temere, Io sono con te sempre, non ti lascerò mai».

Con S. Francesco: Il Signore vi benedica e vi custodisca.

Buona Pasqua. Con affetto

I vostri frati

A. Pastorello, Luciano, Franco, Antonio e Gabriele

Cristo non ha mani: ha soltanto le nostre mani per fare oggi il suo lavoro

Francesco d’Assisi, “amante di ogni forma d’umiltà, si trasferì presso i lebbrosi, restando con loro e servendo a loro tutti con somma cura. Lavava loro i piedi, fasciava le piaghe, toglieva dalle piaghe la marcia e le ripuliva dalla purulenza. Baciava anche, spinto da ammirevole devozione, le loro piaghe incancrenite, lui che sarebbe ben presto diventato il buon samaritano del Vangelo. Per questo motivo il Signore gli concesse grande potenza e meravigliosa efficacia nel guarire in modo meraviglioso le malattie dello spirito e del corpo”. (FF. 1045)

Leggendo questa pagina delle Fonti Francescane il mio pensiero va ai tantissimi ospedali, ai poveri pazienti disperati ma nello stesso tempo fiduciosi, ai medici e infermieri che donano il loro tempo e il loro cuore per quei loro fratelli e sorelle in gravi difficoltà. Medici e infermieri hanno sì paura di essere contagiati, sono stremati dalla fatica, ma la loro dedizione, il loro amore sono più grandi della paura e della fatica. Come Francesco di Assisi non se ne vanno, anzi pur consci di rischiare la vita scelgono di rimanere.

A me piace vederli come degli ANGELI, presenza di Dio che non abbandona la sua creatura. Sono accanto ai malati, ai moribondi che per necessità sono abbandonati da ogni affetto. Sono loro che raccolgono l’ultimo respiro dei malati, sono loro che con i loro occhi, unica parte del corpo visibile, a volte bagnati dalle lacrime dicono: “non aver paura, ci sono qua io, non ti lascio”. Vorrebbero far sentire loro la dolcezza di una carezza o di un bacio … ma tutto questo lo esprimono con i loro occhi. E poi la straziante telefonata ai famigliari, la voce interrotta dalla commozione, ma anche la rassicurazione di averlo accompagnato come fosse stato un loro famigliare.

Grazie medici, infermieri, volontari. Ci state dando una testimonianza bellissima di un amore concreto, di un amore che si prende cura di ogni fratello e sorella che incontrate durante le vostre interminabili giornate.

Grazie perché rendete visibile la presenza di Dio, il suo amore per ogni persona, un amore fatto di accoglienza, di rispetto e di tenerezza.

Grazie perché, come Francesco di Assisi, state vivendo quanto Gesù diceva nel Vangelo: “ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. (Mt 25,40).

Grazie perché con il vostro esempio rendete l’umanità più vera e fraterna, in una parola più UMANA.

Con S. Francesco: Il Signore vi benedica e vi custodisca.

Con affetto

P. Gabriele

La Preghiera: un’energia per il mondo

In questo periodo sento il bisogno di pregare, forse per la paura, o forse, chissà…”. “In ufficio ora parliamo anche di Fede, cosa impensabile fino a qualche tempo fa”. “Ho paura per me e per i miei cari … ma con la preghiera trovo più coraggio e serenità”.

Frasi che in questo periodo si sentono da tante persone.

La preghiera … la Fede … Dio … Un bisogno assopito perché frastornati dalla corsa frenetica della vita e a volte dalla presunzione dell’onnipotenza dell’uomo. Oggi tocchiamo con mano la nostra fragilità, il bisogno gli uni degli altri, scopriamo quanto ci mancano le piccole cose di ogni giorno non sempre valorizzate perché date per scontate.

Francesco d’Assisi dopo l’esperienza della guerra, dei suoi sogni di gloria infranti, della prigionia, torna ad Assisi e incomincia a scoprire il suo bisogno più profondo: il bisogno di Dio.

Da allora, sottraendosi al chiasso del traffico e della gente, supplicava devotamente la clemenza divina, che si degnasse mostrargli quanto doveva fare. Intanto la pratica assidua della preghiera sviluppava sempre più forte in lui la fiamma dei desideri celesti e l’amore della patria celeste gli faceva disprezzare come un nulla (Ct 8,7) tutte le cose terrene. Sentiva di avere scoperto il tesoro nascosto e, da mercante saggio, si industriava di comprare la perla preziosa, che aveva trovato, a prezzo di tutti i suoi beni (Mt 13,44-46)”. (F.F. 1033).

Penso che Francesco abbia imparato a pregare soprattutto nel momento in cui ha toccato con mano, ha sperimentato la sua precarietà, la sua fragilità.

Pregare. Perché? E a che cosa serve?

“Pregare è caricarsi dell’energia di Dio”. “Pregare è quello spazio dove lo Spirito soffia, dove la vita si risveglia. Dove si accetta di correre un rischio: il rischio di cambiare la propria vita”. “La preghiera è aprirsi al cambiamento abbracciando le nostre ferite”.

Pregare è qualcosa che facciamo per noi, non per Dio, non per la Madonna o i Santi. E’ qualcosa che facciamo per risvegliare in noi il senso della pace, per risvegliare in noi quella parte di amore per il prossimo, quella parte di positività, di meraviglia, di gratitudine. Gesù ci ricorda: “Coraggio, io ho vinto il mondo”. Ho vinto, non vincerò. E questo perché chi si mette in sintonia con l’Amore (Dio) è già vincitore, qualunque cosa gli accada. Il male, il potere, tutte le cose negative sono sconfitte da chi si mette nella luce di Dio.

Quando si prega si immette nel mondo l’energia di Dio (la sua Grazia) che si espande alle persone per le quali preghiamo e a tutta l’umanità.

Anche se siamo lontani uniamoci e abbracciamoci forte forte con la preghiera.

Con affetto

P. Gabriele

L’esperienza di Francesco d’Assisi prigioniero

“Si combatteva tra Perugia ed Assisi. In uno scontro sanguinoso Francesco fu fatto prigioniero assieme a molti altri e, incatenato, fu gettato con loro nello squallore del carcere. Ma, mentre i compagni muoiono dalla tristezza e maledicono la loro prigionia, Francesco esulta nel Signore (Cfr. Sal 34,9), disprezza e irride le catene. Afflitti come sono, lo rimproverano di essere pieno di gioia anche nel carcere, e lo giudicano svanito e pazzo. Ma Francesco risponde con tono profetico: «Di cosa pensate che io gioisca? Ben altro è il mio pensiero: un giorno sarò venerato come santo in tutto il mondo». In realtà è così: si è avverato completamente ciò che ha predetto.”

(Fonti Francescane 584 e 1398)

 

Dopo un anno di prigionia Francesco torna a casa e da quel momento la sua vita cambierà. Dopo un nuovo tentativo di tornare a combattere, il Signore in un sogno gli parla e finalmente Francesco si arrende abbandonando i suoi sogni … “Signore che cosa vuoi che io faccia”?.

Forse, in qualche modo, anche la nostra esperienza da “reclusi” può assomigliare a quella di Francesco e ci possiamo chiedere: che ne facciamo di questo tempo di “prigionia”? Francesco ci insegna a valorizzarlo, a non perdersi d’animo, a cercare in queste misteriose vicende qualche traccia della presenza di Dio nella nostra vita. Una traccia bellissima sono i tanti medici e infermieri che stanno donando la loro vita per noi al di là di ogni credo. Persone che pur cadendo a terra per lo sfinimento psicofisico si rialzano perché accanto a loro c’è sempre, senza sosta, un fratello o una sorella che sta soffrendo ed è in pericolo di vita. Persone che con la loro vita ci stanno dicendo: “Coraggio, ce la faremo, non arrendetevi”. Queste persone stanno vivendo in modo esemplare l’insegnamento di Cristo che per primo ha dato la sua vita per noi. Ed è bellissimo e commovente. Meritano tutto il nostro affetto, applauso e preghiera. Questi sono i nostri veri eroi e i Santi di oggi.

Un’altra traccia della presenza di Dio tra noi sono i tantissimi volontari che vengono incontro a tante persone bisognose e sole. Anche loro donano il loro tempo e il loro amore senza alcuna ricompensa al di fuori dell’affetto e del sorriso delle persone che assistono.

Ancora, l’intelligenza umana che ci mette a disposizione sempre nuove tecnologie per poterci vedere, incontraci e parlare seppur virtualmente.

Questo e tante altre piccole/grandi cose che questo tempo ci offre, ci fanno capire che la vita è qualcosa di immensamente bello e grandioso e vale la pena, come Francesco, di spenderla per degli ideali grandi e significativi.

Sempre con affetto

P. Gabriele